4 video per 4 obiettivi

Edoardo Scognamiglio
combocut

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State lanciando un nuovo brand e volete farlo conoscere a nuove persone? Vi interessa, invece, coinvolgere i clienti che già vi seguono? O ancora avete l’esigenza di spiegare perché il vostro prodotto è unico al mondo?

Realizzare un video può aiutarvi in tutti questi casi e tanti altri, perché per ogni obiettivo c’è infatti una tipologia precisa di filmato.

TIPOLOGIA 1: VIDEO ESPLICATIVO

Contesto (cioè il luogo in cui è pubblicato il video): landing page di un sito.

Obiettivo: spiegare un brand, un prodotto o un servizio.

KPI (Key performance indicator, ossia il parametro che aiuta a valutare se il video sta dando dei risultati): durata media della visita di un sito, frequenza di rimbalzo della pagina.

Alcune delle aziende con cui lavoriamo ci chiedono di far fruttare gli utenti che già accedono al loro sito, escludendo momentaneamente di trovarne di nuovi.

La situazione: queste aziende lavorano bene con SEO e Google AdWords generando un traffico di utenti in target verso il sito, ma che non vanno oltre la prima pagina, abbandonando la visita troppo presto.

In questo caso una buona strategia di marketing da adottare potrebbe essere quella di inserire un video in home page. Questo infatti aiuterebbe ad agganciare l’utente e lo accompagnerebbe verso una conoscenza più approfondita dei prodotti/servizi.
Tradotto in parametri oggettivi, un video in home page:

  • Aumenta la durata media della visita, ossia si dilata a vantaggio dell’azienda il tempo che l’utente passa sul sito.
  • Diminuisce la frequenza di rimbalzo, ossia si abbassa il numero di utenti che entrano nel sito ed escono senza cliccare su una seconda pagina.

Quando non c’è un prodotto fisico da vendere una delle tipologie di video più effficati è il motion graphics” (video animato completamente in grafica). Noi di ComboCut lo proponiamo ad aziende che si occupano di servizi, che quindi hanno bisogno di un impianto grafico per rappresentare in modo concreto quale sia la loro attività.

Nel video realizzato per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per esempio, l’utilizzo della grafica aiuta a rendere fluido il messaggio, a fissare i punti chiave dell’offerta e a mantenere alta l’attenzione dell’utente.

Guarda altri nostri motion graphics.

Se, al contrario, l’azienda ha un prodotto fisico da proporre vale la pena mostrarlo con delle immagini girate, come nell’esempio del video realizzato per il lancio sul mercato americano del prodotto hi-Call (cliente hi-Fun).

TIPOLOGIA 2: VIDEO PER NEWSLETTER

Contesto: email.

Obiettivo: portare traffico da newsletter e DEM verso un sito.

KPI: click/open ratio (è la percentuale di utenti che cliccano su un link all’interno di un’email, più è alta meglio è).

Eccovi un altro esempio di come il video può potenziare degli strumenti che già utilizzate. Se inserito nella mail inviata da un’azienda verso un database di utenti, il video incrementa la possibilità che l’utente faccia quello che sperate: cliccare un link all’interno dell’email che punti al vostro sito.

Wistia (azienda che produce un player video studiato per chi fa B2B) ha fatto questo split test: ha inviato due email a due porzioni del proprio database. In entrambe le email i concetti erano gli stessi ma mentre la prima mail presentava i contenuti attraverso un’immagine generica e statica, la seconda utilizzava un’immagina che rimandava alla visione di un video.

Nel primo caso solo il 12% ha cliccato sull’immagine, nel secondo caso, invece, il 38% delle persone che ha aperto l’email ha cliccato sul video.

Come mai le persone che hanno ricevuto il video hanno voluto approfondire l’argomento? Wistia ci propone alcune spiegazioni:

  • Il video è allettante
  • È veloce
  • È un break: ti rilassi e lo guardi senza sforzo
  • È adatto all’utenza mobile: se ricevi l’email sullo smartphone fai prima a guardare un filmato, rispetto a leggere dei testi minuscoli.

Per questa tipologia di video non c’è un genere specifico da scegliere. Può essere in grafica oppure girato, l’importante è che sia interessante, che porti un valore aggiunto per il pubblico che lo riceve e che sia pertinente al motivo per cui l’azienda sta mandando l’email.

Potrebbe capitare che una mail di questo tipo, anche se ricevuta da utenti che hanno espresso un interesse verso di voi, non generi conversioni. In questo caso è probabile che i clienti in questione abbiano bisogno di rassicurazioni o di una conferma in più sulla vostra affidabilità. In questo caso potrebbe essere efficace realizzare un video i cui i vostri attuali clienti (veri) raccontino la propria esperienza con il brand.

Le video interviste che abbiamo realizzato per Moneyfarm sono un esempio di quanto sopra.

Moneyfarm — video

TIPOLOGIA 3: VIDEO PER SEO

Contesto: motore di ricerca.

Obiettivo: aumentare il traffico sul sito aziendale partendo dalle ricerche effettuate dagli utenti su un motore di ricerca.

KPI: numero utenti.

Solitamente è una pagina web ad essere ottimizzata per comparire tra i primi risultati nei motori di ricerca. Vediamo, invece, il caso in cui sia un video a comparire tra i risultati della SERP e generare traffico al sito aziendale (È possibile!)

Avrete notato che, a seconda della vostra richiesta, Google (o chi per lui) propone dei risultati ad hoc, chiamati rich snippets: una mappa se cercate un luogo, una scheda prodotto se cercate un oggetto, una foto se cercate un personaggio, una notizia se cercate un fatto di attualità.

Ecco, se in base alla chiave di ricerca immessa dall’utente un video è il contenuto più adatto a dare una risposta, Google premierà e darà visibilità a questo filmato.

Facciamo un esempio: se un utente cerca “come dipingere una parete”, il miglior aiuto sarà sicuramente un filmato con un imbianchino che spiega passo passo la procedura, più che un sito che propone una serie di foto. Google darà, quindi, evidenza a questo video, l’utente lo cliccherà e si ritroverà sul sito che ospita il filmato. Questo sito ha appena intercettato un utente che in questo momento sta imbiancando e che magari si renderà anche conto a brevissimo che non ha comprato tutti gli strumenti necessari.

Capite l’enorme potenzialità che si crea se questo sito vende vernici e pennelli?

Il genere di clip più indicato è il tutorial. I motori di ricerca premiano i video a fronte di ricerche e parole chiave del tipo “Come si fa a…”

Per il cliente Adecco abbiamo realizzato una serie di video con l’obiettivo di rispondere alle ricerche più frequenti in ambito lavorativo. Per esempio: “Come si scrive un curriculum”, “Come faccio a capire se il colloquio è andato bene?”

TIPOLOGIA 4: SOCIAL VIDEO

Contesto: motore di ricerca/social network (YouTube)

Obiettivo: creare engagement con gli utenti, aumentare la visibilità di un brand.

KPI: numero visualizzazioni + numero commenti + numero iscrizioni al canale aziendale

Se è scontata la necessità di essere presenti nel primo motore di ricerca, Google, è altrettanto importante presidiare il secondo: YouTube.

Gli utenti utilizzano YouTube sia per cercare tutorial (video che rispondono a domande, proprio come per il Video per SEO), sia come social network: un luogo virtuale dove conoscere delle storie, stringere relazioni, dire la propria.

Così come su Facebook si investe per acquisire fan (sviluppando un piano editoriale di contenuti, immagini e video), allo steso modo su YouTube si costruisce una comunità esclusivamente attraverso i video.

Per costruire una base di utenti che visitino spesso il canale, vi si iscrivano, si affezionino al brand e lo seguano nel tempo, è necessario lavorare sul lungo periodo producendo una serie di più filmati pubblicati con continuità e cadenza fissa.

Vi proponiamo come riferimento una campagna che abbiamo ideato e prodotto per il cliente Casa.it, “Gli Sgami DellaNonna”. L’obiettivo è quello di creare una community di utenti affezionati al canale.

IN CONCLUSIONE

Per ogni obiettivo esiste una precisa tipologia di video, che se veicolata in maniera corretta, e sui giusti mezzi, aumenta la possibilità di raggiungere i risultati sperati, che si tratti di informare, di incrementare la lead generation del brand o di far crescere le conversioni sugli acquisti.

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